….    Preziosa è stata la testimonianza di Fabrizio che ha trascorso circa 18 mesi nel carcere di Pescarenico ed ora sta scontando altri 18 mesi a domicilio in ristrettezza. Ha paragonato la casa circondariale di Lecco ad una sorta di condominio nel quale convivono diverse “tipologie” di individui, di coinquilini: quello più rispettoso delle regole e quello meno, quello più espansivo e quello più riservato, quello generoso, che condivide, e quello introverso, che se ne sta sulle sue. Esattamente quel genere di persone che si possono vedere in una parrocchia o in un clan familiare… Non cambia niente tra dentro e fuori. Almeno per quanto riguarda le inclinazioni individuali o il carattere. Per quanto riguarda il livello culturale ed il ceto sociale, invece, all’interno del carcere sono presenti prevalentemente persone con una bassa scolarità e con difficoltà economiche. E questi due fattori diventano ancora più determinanti, in maniera penalizzante, al momento della scarcerazione. Con tristezza ci ha raccontato di avere incontrato persone che si sono ritrovate a scontare una pena dopo anni dall’avere commesso il reato, reato che, a volte, era già stato elaborato; di penose e frequenti situazioni di abuso di farmaci, spesso assunti in maniera non corretta; di come il “sistema” non permetta di evidenziare e valutare le singole situazioni per mettere in atto delle strategie di recupero personalizzate.

Don Marco ci ha relazionato su come si sta portando avanti il progetto di allestire a Lecco la mostra sulle APAC (già illustrata in un precedente incontro). Il gruppo che lavora a questo progetto sta pensando ad un percorso, fatto di eventi “minori”, in una sorta di escalation di sensibilizzazione, per arrivare alla tappa finale con la mostra, il cui messaggio portante è quello dell’abbattimento della recidiva.

 

Presenza nuova, infine, quella di Martina, che si unisce a noi come volontaria per i colloqui. A lei il nostro “Benvenuta!”.  Infermiera, da poco in pensione, presentandosi ha condiviso con noi la sua toccante esperienza: prendersi cura del detenuto-malato, spesso ammalato di patologia tumorale, spesso fino all’accompagnamento alla morte. E spiega di una morte diversa da quella del corpo, di una “morte”, emotiva e mentale: a causa del dolore fisico, del dolore psicologico e psichico, il malato cerca lo stordimento attraverso la richiesta smodata e l’uso improprio dei farmaci.

Ci vediamo …

giovedì 5 luglio ore 20.45
Parrocchia di Bonacina di Lecco
v. Galileo Galilei 32

 

Buon fine settimana a tutti.